900 g stoccafisso ammollato 100 g olio di oliva 50 g burro 4 grosse patate trentine 2 piccoli sedani rapa 2 belle cipolle 2 cucchiaiate colme di prezzemolo tritato 2 spicchi d'aglio Latte Grappa Pangrattato Grana grattugiato 1 tazza di funghi misti trentini trifolati Sale e pepe
Preparazione:
Togliere eventuali spine allo stoccafisso ammollato, poi "farlo fiorire" (metterlo cioè inizialmente in acqua fredda leggermente salata, portandolo gradatamente quasi allo stadio di ebollizione). Sgocciolarlo con cura e, una volta tiepido, tagliarlo a piccoli pezzi. Tagliare a velo le cipolle e farle appassire dolcemente assieme agli spicchi d'aglio tritati in due-tre cucchiaiate d'olio, poi toglierle dal fuoco e lasciar intiepidire anch' esse. Ungere di olio e cospargere di pangrattato una teglia che possa andare in forno ed essere successivamente portata in tavola. Pelare le patate ed i sedani rapa, poi, dopo il lavaggio, tagliare entrambi a rondelle non eccessivamente sottili. Alternare nella teglia prima approntata i pezzetti di stoccafisso a fette di patata e sedano crudi, cospargendo ogni strato con un poco del composto di aglio e cipolla e un poco di prezzemolo tritato, salando giustamente e pepando con discrezione. Irrorare infine la preparazione con il restante olio e cospargerla con il burro a fiocchetti , quindi passarla in forno già caldo a 180°, irrorando di tanto in tanto con poco latte bollente. Quando pesce, patate e sedano saranno un tutt'uno sotto il profilo della morbidezza, far "saltare" in padella i funghi con una generosa spruzzata di Grappa e distribuirli sulla superficie della preparazione, cospargendo con un paio di cucchiaiate di grana grattugiato. Alzare per 5 minuti la temperatura del forno a 220° in modo da gratinare la superficie della preparazione, quindi portare in tavola.
Ricetta tratta dal libro "Grappa & Cucina. Nella tradizione delle Venezie".
Note:
Lo stoccafisso viene chiamato baccalà nella cultura veneta e trentina, ma l’abitudine di essiccare il merluzzo risale a tempi molto lontani, già nel nel IX secolo le comunità costiere nordiche organizzavano battute di pesca di questo pesce che una volta cotto si trasforma in una crema ghiotta e morbida.
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