L'età moderna e l'evoluzione dell'alambicco

Età moderna

Nel 1557 Adam Lonicer, in latino Lonicerus, scrisse un importante erbario nel quale sono descritte centinaia di erbe e piante aromatiche destinate a essere distillate.  
In questo libro troviamo una sezione dedicata proprio agli alambicchi usati in quel periodo e una xilografia nella quale è racchiuso tutto il processo della distillazione nel 1500: dai ragazzi che raccolgono i semplici (erbe e sostanze adatte ad essere distillate), ai dotti che si consultano sul modo migliore di utilizzare queste piante, ai garzoni che pigiano le erbe nel mortaio e le distillano con un alambicco piuttosto complesso, per concludere con il medico che, ad un malato, somministra l'acquavite, l'elisir di lunga vita che si riteneva essere in grado di curare qualsiasi malattia.

Alla fine del Cinquecento, il medico e chimico vicentino Angelo Sala (1576 - 1637) si dedicò alla distillazione degli alcolici. I suoi studi sulla formazione dell’alcol dai mosti in fermentazione stimolarono l’attività di altri scienziati.
scienziati-storia-distillazione
In alcune pubblicazioni si afferma che anche il gesuita tedesco Atanasio Kircher effettuò degli studi sulla vinaccia quale fonte di alcol e ne scrisse al confratello di origine bresciana Francesco Terzi Lana (1631 – 1687). Riteniamo opportuno precisare che tali affermazioni però non sono state mai dimostrate attraverso prove tangibili.

Una traccia importante che riguarda la storia delle acquaviti e in particolare della Grappa è segnata dal gesuita catalano Miguel Agustin, priore del tempio di Saint Jean de Perpignan, che nel 1617 descrisse un alambicco adatto per ottenere acqueviti sia dal vino che dalla vinaccia.
Una grande scoperta avvenne nel 1680, quando lo scienziato Leeuwenock, compiendo osservazioni con un rudimentale microscopio, intuì l’esistenza dei lieviti, organismi unicellulari che trasformano lo zucchero in alcol.

Nella seconda metà del sec. XVIII il chimico francese Lavoisier identificò con precisione le sostanze prodotte dalla fermentazione degli zuccheri, aprendo così la porta ad un più vasto campo di ricerca. 
Atanasio-Kircher-mundus-subterraneus

L’evoluzione dell’alambicco

Vannoccio Biringuccio (1480-1539), senese, descrisse il primo alambicco che distillava e rettificava contemporaneamente, ossia eliminava quelle parti ricche di impurità prodotte all'inizio e alla fine del ciclo di distillazione. Questo alambicco, facendo passare i vapori per canali stretti, lunghi e tortuosi, tratteneva indietro le flemme, cioè le impurità, e permetteva di conservare solo la parte migliore del distillato.

Il partenopeo Giambattista Della Porta costruì, nel secolo XVII, un alambicco del tutto particolare, con lo scopo di ottenere acquavite da un’unica distillazione, intuendo per primo il principio della colonna di distillazione. Egli chiamò questo lungo e stretto strumento con il nome di Idra dalle sette teste. Un’intuizione passata in sordina, ma che due secoli dopo avrebbe cambiato per sempre la storia della distillazione.

Nel 1733, l'olandese Ermanno Boerhaave ideò un alambicco munito di un cono deflemmatore, che serviva a purificare i vapori alcolici e ad aumentarne la gradazione, costruendo così la prima colonna di distillazione della storia. Era uno strumento rudimentale, che necessitava ancora di alcune modifiche.
alambicco-idra-giambattista-della-porta

Supporta Grappa.com:
Acquista su Grappa.it

Tutti i proventi della vendita delle Grappe e dei distillati Poli supportano Grappa.com

Acquista ora